mercoledì 26 dicembre 2012

Favola di Natale



C'era una volta, tanto tanto tempo fa, un piccolo di ramarro buono e moralmente ligio, amato dai suoi rettiliformi genitori e stimato dai compagni di gioco. Prima del letargo, come tutti i suoi amichetti, scrisse una letterina per Babbo Natale e iniziò a fantasticare sulla primavera, quando avrebbe trovato, fuori dalla porta della tana, le zanzare candite che aveva chiesto al vecchio barbuto.
Ma il Male era in agguato, e la sua letterina fu intercettata da uno dei cani zombie al servizio del più malvagio essere del globo terracqueo: Michael Bublè.
Quando l'orrendissimo cantante lesse le parole del piccolo ramarro sorrise con le sue zanne incrostate di sangue, strappò un brandello di carne dal cadavere umano che stava dilaniando e stracciò la lettera. Poi spiegò le sue larghe ali nere, e volò fino alla tana del giovane rettile.
Suonò il citofono e fu proprio il piccolo ad aprire l'uscio, trasecolando di fronte all'essere immondo.
"Ciao piccolo, sono Michael Bublè. Babbo Natale non esiste. Non esiste neanche Gesù bambino, e la Befana è morta di gonorrea."

venerdì 21 dicembre 2012

Fantasia Kitsch (o Opposizione alla Morte)

di Henry Kapdfer, autore del blog Il gxxxxx bluff




Domando: io posso ballare?
Ti prego, dimmi: io devo morire?
Perché se così non fosse permetti al lungo
getto delle ustionanti spire di allungarsi a
lei, incappucciata nella notte pezzata, per
soffocarla di risate zoppicanti.
Dimmi: devo soccombere?
Ti prego, rispondimi: io devo arrostire?
Perché detesto i richiami alati
e il pacchiano ristabilirsi di condanne
classicheggianti.
Azzurro e grasso fucsia.

(29.8.2003)

sabato 15 dicembre 2012

VOTA Il Cucchiaio!

 Per una premiership d'acciaio!

La sezione politica de L'Assurdo è fiera di annunciare la sua prossima partecipazione alle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento italiano. In relazione all'esigenza di una leadership forte e credibile, la nostra lista è stata denominata "Il Cucchiaio", così come il nostro candidato premier sarà, per l'appunto, un cucchiaio. Perché? Perché è d'acciaio. Perché è inossidabile. Perché è capiente, e serve a un sacco di cose. L'elenco completo dei nostri candidati sarà reso noto nelle prossime settimane, mentre fin da ora vi invitiamo a leggere i dieci punti del nostro programma, che qui di seguito elenchiamo.


1. No al veteroromanticismo nazionalista e popolare
 Qui ed ora proclamiamo che le nazioni non esistono. L'idea di nazione è una romanticheria ottocentesca, un po' come la pietra filosofale era una bella invenzione medievale. Proponiamo di liberarci dell'idea di nazione e di quella di patria, adattandoci a un pensiero più pragmatico, moderno e duttile. Allo stesso tempo diciamo no all'idea di popolo, contraltare sinistroide di quella di patria-nazione. Sinistroide, certo, ma egualmente veteroromantica e stucchevole.

2. Per una vera riforma costituzionale guidata dal buon senso
Siamo a favore di un graduale passaggio dall'attuale regime democratico a un regime monarchico ispirato al modello alto-medievale. Partiamo da un dato di fatto: tutti hanno a cuore ciò che gli appartiene, molto più di ciò che appartiene agli altri, o di quel che non è di nessuno. Da ciò si desume che, se lo stato fosse proprietà di qualcuno, quel qualcuno lo amministrerebbe nel modo migliore. Seguendo lo stesso ragionamento, pensiamo che il monarca debba essere proprietario anche dei sudditi e che, per il loro bene, dei sudditi debba disporre come meglio crede. A livello territoriale proponiamo un sistema federale di Signori, nominati dal Re, che esirciteranno in sua vece il diritto di proprietà su terre e persone.

3. Sì ai diritti civili
Crediamo fermamente nell'importanza della libertà individuale. Per questo, nei primi cento giorni di governo, renderemo possibile non solo il matrimonio tra esseri umani e animali consenzienti,  ma anche quello tra esseri umani e oggetti. Se voglio sposare una bottiglia e la mia amata, interpellata al riguardo, si avvale del silenzio assenso, quale società civile può impedirmi di vivere il mio amore alla luce del sole?

4. Diamo un futuro ai nostri giovani
 Siamo fermamente convinti che questo momento di crisi vada affrontato con la consapevolezza delle nostre responsabilità nei confronti delle future generazioni. Vogliamo dare ai nostri giovani la possibilità di avere un lavoro sicuro, una casa, di potersi costruire una famiglia e un domani fatto di certezze. Per questo proporremo una decisa riforma della legislazione del lavoro, introducendo tipologie contrattuali innovative, prime tra tutte la mezzadria e servitù della gleba. Perché fare il mezzadro è bello e qualcosa da mangiare ce l'hai sempre.

5. Istituzione del Ministero del Capodoglio
Perchè ci piacciono i cetacei grassi.

6. Creazione di un Regio Esercito
Siamo convinti sostenitori della pace e della fratellanza. Proprio per questo proponiamo, parallelamente alle riforme costituzionali di cui sopra, la creazione di un Regio Esercito all'avanguardia per tecnologie e tattiche di combattimento. Siamo chiamati a difenderci da una pericolosa minaccia, temuta da tutti al punto di non essere nemmeno nominata dai media: questa minaccia è Michael Bublè, che con il suo esercito di termiti mutanti si prepara ad assediare le nostre case e rapire le nostre donne.

7. No alle betulle nei centri storici
Vogliamo fermare il degrado delle nostre città: per questo ci rifacciamo alla proposta del fu movimento politico "Piume di gatto", che per primo ha sollevato il grave problema delle betulle, ormai sotto gli occhi di tutti.

 8. Istituzione della Giornata del Pangrattato
Per celebrare una delle cose più belle al mondo, il diciotto marzo sarà proclamato "Giornata del Pangrattato": tutti dovranno cospargersi il capo di questa meravigliosa polvere granulosa e vagare cantando arie melodrammatiche per le vie di borghi grandi e piccini, con una grattuggia in mano. Alle ore quindici, tutti in piazza a strusciare le natiche sull'asfalto, mangiando fiocchetti di burro e muschio secco.

9. Più attenzione alla religione
 Pensiamo che la spiritualità debba riconquistarsi lo spazio che merita all'interno della vita pubblica. Per questo proporremo un concorso aperto a tutti i cittadini per la creazione di nuove religioni e nuovi culti. Il Credo che risulterà più convincente sarà proclamato, per decreto legislativo, Religione di Stato.

10. No al the alla pesca
Nella nostra lotta contro l'immoralità che dilaga nella moderna società relativista, ci sentiamo di scegliere una posizione forte, dicendo no a una bevanda che è il simbolo stesso dell'immoralità. Lotta senza quartiere, dunque, da parte del Ministero della Salute e del futuro Ministero del Capodoglio, al the alla pesca.

Se vuoi uno stato forte,
se vuoi il bene delle future generazioni,
se sei stufo del relativismo e del the alla pesca,
 alle prossime elezioni politiche

VOTA IL CUCCHIAIO! 



Se non dovessi trovare il nostro simbolo sulla scheda è perchè i poteri forti e la massoneria che governa i destini del mondo hanno trovato il modo di tapparci la bocca ed escluderci dalla competizione elettorale. Ma tu non tacere: disegna sulla scheda il simbolo de "Il Cucchiaio", e facci sopra una bella croce!
   

giovedì 6 dicembre 2012

Infanzia

di Gerilde Williams, esponente del Neosimbolismo Stitico





Da bambina
mordevo i gigli bianchi,
guardando le piovre
che gemevano piano
tra il cemento ed i miei sandaletti,
incastrate dalla mano
fedifraga
di un panetto di burro.
Animata dall'odio
delle siepi di lauro,
punivo latticini
sdegnosi,
vergandoli in faccia
con la consapevolezza
di un ginocchio corazzato.

Eppure  sognavo,
la notte,
di mungere mammelle
di vacca, e sentire
il calore del latte
lambirmi le ascelle.

Infanzia.
Croce e delizia
di ogni lemure
che non abbia barattato
il proprio cuore
con una gemella
impazzita,
dipinta di rosso.

domenica 25 novembre 2012

Pavoni e grucce


Un giorno la maestra ci ha raccontato di come nascono gli animali. Ci ha detto che se due animali della stessa razza si vogliono bene, allora fanno un cucciolo.
Io ho alzato la mano, e le ho detto che non ero d'accordo.
Le ho detto che secondo me i cuccioli di pavone non nascono da altri pavoni, perché secondo me nascono dalle grucce, i pavoni.
Sembrava spaventata, la maestra, allora non ho detto più nulla.
Dopo qualche giorno, però, ha voluto parlare con la mia mamma, la maestra, e poi la mamma mi ha detto che aveva paura, per quella storia dei pavoni.
Mi ha chiesto di non dire più cose del genere, la mia mamma, e piangeva.

Io ho provato a non dire nulla, ma ieri la maestra di italiano ci ha chiesto di scrivere dei pensieri, e io ho scritto che secondo me si assomigliano proprio, i pavoni e le grucce.

Stanotte degli uomini hanno bussato alla porta, e ci hanno chiesto di seguirli.
Mio fratello non voleva venire, ma l'hanno picchiato tanto, ed è venuto anche lui, anche se non riesce più a camminare.
Ci hanno portati in un posto buio, e fa freddo. La mamma piange tanto, il papà non dice niente, scuote solo la testa, appoggiato alle sbarre.

domenica 11 novembre 2012

A favore di un'economia arcaica

Puntata n°4 di "Essere australopitechi oggi", rubrica regressiva a cura di Grrrugl.






Signori e signore, ominidi e primati, rieccoci, dopo tanto tempo, con una nuova puntata della rubrica più amata da chi vuole mandare a quel paese la modernità.
Oggi parleremo di economia, e di questa maledetta crisi che ci attanaglia.
Partiamo subito con la domanda fondamentale: quali sono i motivi del momento nero che stiamo vivendo?
I bond? I mutui sub-prime? Le bolle speculative e la sovrapproduzione?
Noi crediamo di no.
Noi crediamo che il vero motivo di tutto ciò sia la complicazione.

Spieghiamoci meglio: vi sembra plausibile che l'uomo, un essere che fino a poche decine di migliaia di anni fa al massimo era in grado di rompere un osso con un sasso, ora sia in grado di gestire attraverso un computer una cosa come un pacchetto azionario?
Pensate alle api: sono state capaci, nei millenni, di fare altrettanto?
E i branzini? Gli aironi? Le numerose specie di lepidotteri che allietano coi loro colori le nostre primavere campestri?
Persino le scimmie, gli esseri più vicini a noi (a detta di chi si fida della scienza...), hanno fatto ben pochi passi avanti nei millenni. Al massimo hanno imparato ad usare un bastone, e nemmeno tutte, perché solo i drappelli di scimmie più progressiste e rivoluzionare sono arrivati a tanto.
Insomma: se le altre bestie non sono nemmeno in grado di costruirsi un'ascia, siamo proprio sicuri di riuscire a governare l'economia del mondo globalizzato?

La risposta è no, e dimostrarlo è semplice: se ne fossimo capaci la crisi non ci sarebbe, o per lo meno sapremmo come gestirla.
Proprio in questi anni stiamo dimostrando in maniera quanto mai lampante che non siamo fatti per stilare bilanci, programmare investimenti e capire che cosa sia lo spread. Il nostro territorio non è quello della finanza e dei warrants. Il nostro territorio è sempre stato quello della savana: siamo fatti per vivere allo stato brado.
È questa la consapevolezza che ci ha permesso di elaborare una ricetta infallibile contro la crisi: abolire completamente la moneta.
Sapete perché? Perché è una cosa astrusa e complessa, la moneta, e le cose semplici funzionano meglio. Non ha senso fare ragionamenti complessi come quello che attribuisce a dei dischetti di metallo o a dei foglietti di carta lo stesso valore che possono avere dei pezzi di carne, delle verdure o un'automobile.
Proponiamo l'abolizione della moneta e un ritorno all'economia preistorica, basata al massimo sul baratto e sui sassi.
Hai bisogno di un pezzo di carne ma la caccia è andata male? Avvicinati al tuo compagno che ha appena preso una lepre e grugnisci, facendogli capire che, se lui ti dà una coscia di simil-coniglio, tu gli dai una manciata di castagne che hai raccolto, o una radice. Se lui non accetta lo scambio cerca di grugnire più forte, e se ancora non c'è niente da fare prendilo a sassate.
Altro che tassi scambio, inflazione e rapporto deficit/PIL!

Apri gli occhi, tu che stai leggendo: non siamo fatti per vivere in questo mondo complesso!
Passa anche tu dalla parte di chi vuole semplificare: di' di no alla borsa e alla moneta, agli scambi commerciali e allo shopping!
Scegli il baratto, piuttosto, e i grugniti: per un mondo semplice e bello, per un mondo... a misura di primate!

martedì 30 ottobre 2012

Elogio del Formichiere

di Francesco Trombi, curatore del blog Absurd is the Way.


Per questo primo post dopo gli attacchi subiti dalla Redazione, diamo voce a un giovane, a una nuova speranza per il Cosmo intero: ritorna Francesco Trombi, che ci ha gentilmente concesso di saccheggiare il suo blog, Absurd is the Way. A lui dedichiamo, d'ora in poi, la nuova rubrica "A volte un colibrì non fa giovedì".

 




Anteater è il suo nome, formichiere se lo si vuole descrivere in italiano.

Perfino Dalì, padre del Surrealismo, lo utilizzò per uno dei suoi bizzarri colpi di genio, così genuini, assurdi e degni di un album fotografico.

Già a livello fisico questo peloso animale, con quella coda che sembra uscita dalla fantasia erotica di una casalinga su uno Swiffer, le zampe che ricordano grassi Moon Boot con le extension, non è da poco!

Altro che foche, giraffe e cammelli, qui si parla di roba seria, il top dei top.

Un giorno un formichiere, che passeggiava nella savana, prese da parte il leone e molto amichevolmente gli strappò la criniera, per fargli capire chi comandava.

In quel momento nacquero le leonesse.

Andando avanti passò di fianco all'ippopotamo, dalla bocca larghissima, che lo prese in giro perché aveva una boccuccia piiiiiccola piiiiiccola.

Allora, senza scomporsi, il formichiere prese un vaso lungo e stretto, ci mise dentro la zuppa e lo spaccò in fronte all'ippopotamo.

Il bernoccolo che gli spuntò fece nascere, dopo una notte di passione con una cavalla, un rinoceronte e un unicorno.

Andando ancora avanti, incontrò le scimmie (pronunciatelo bene, scivolando su sci e calcando bene su mmie), bercianti esseri di cui l'uomo è una caricatura, che lo prendevano in giro perché camminava a pugni chiusi, mangiando insetti con la lingua lunga, monoforcuta.

Allora il lingua lunga, amichevolmente, prese quei quattro scimpanzé e li picchiò talmente forte che da quel giorno gli scimpanzé si arrabattano con bastoni e canne dell'acqua per tirare fuori le formiche dai formicai, e mangiarle di gusto; di notte sognano l'anteater, che li picchierà ancora se smetteranno di mangiare il cibo degli dei, le formiche.

Questo per dire che la morale della favola è che senza il formichiere non esisteremmo: Egli, nella sua pelosa saggezza, ha obbligato le scimmie a cercare un modo per mangiare le formiche (non avendo la sua utilissima proboscide), e dunque le ha obbligate a usare il cervello.

Chi sa fare due più due (ma anche chi pensa che faccia tre, cinque o venti) capisce bene che senza l'anteater, ora le scimmie sarebbero ancora scimmie, e noi non saremmo uomini, ma saremmo scimmie.

La favola insegna anche che è meglio non fare arrabbiare il vero Re della savana, se non si vogliono mangiare formiche tutta la vita.

venerdì 26 ottobre 2012

Attacchi ripetuti alla Redazione

Ormai possiamo affermarlo senza dubbio: L'Assurdo ha subito un attacco in piena regola.
Martedì 9 ottobre, alle 10 in punto, un pellicano dalle zampe feline ha fatto irruzione nella sede della Redazione, a quell'ora gremita di collaboratori, sputacchiando tessuti biologici infetti e morendo, pochi minuti dopo, tra rantoli e tremori.
Tutti i presenti sono stati contagiati e i referti medici parlano chiaro: psittacosi pseudolatrante, una malattia frutto della modificazione in laboratorio di vermi cerebrali naturali, divenuti in grado di essere uccello-trasportati.
Per questo siamo stati inattivi per così tanto tempo: i vermi tipici di questo morbo si installano nelle circonvoluzioni superficiali dei cervelli contagiati e iniziano a latrare senza sosta, irritando i neuroni e le sinapsi. Ragionare è impossibile, coordinarsi è impensabile.
Quello del 9 ottobre è solo l'ultimo di una serie di attacchi: il giorno prima un virus informatico è entrato nel nostro account Twitter, rendendolo inservibile e tempestando i nostri poveri contatti con chili di spam. Oggi Twitter ha reimpostato il tutto, ma certo non è stato un piacere...
E poi ci sono gli insulti che ci sono stati recapitati da certi ambienti dell'editoria italiana. Ambienti in cui, alla faccia della cultura e dell'amore per la letteratura, si fatica ad usare correttamente i congiuntivi.

Ci viene un dubbio, poi. In questi ultimi tempi ci stiamo occupando di un'indagine alquanto spinosa, che potrebbe svelare segreti pericolosi intorno a un complotto a dir poco eclatante.
Forse qualcuno vuole fermarci?
Sicuramente si tratta di un'ipotesi plausibile.

Cosa fare, dunque?
Rimetterci in pista, ora che abbiamo recuperato le forze.
Tornare, come prima e più di prima, ad urlare quelle verità che in tanti non sanno accettare.
Combattere contro che ci vorrebbe zittire, smascherare il nemico e sconfiggerlo.
Sappiate, oppositori del nostro progetto, che non ci piegherete.
Non faremo come i rospi, che abbassano la testa. Saremo oche artiche, capaci di volare in alto.


mercoledì 26 settembre 2012

Il cardellino del quacchero


 John era un quacchero, e aveva un cardellino vivace e colorato cui teneva molto. In ogni modo tentava di insegnargli i precetti biblici, leggendogli la genesi e i vangeli, i salmi e le gesta degli apostoli, ma non c'era nulla da fare: l'uccellino, che ironicamente si chiamava Noè, passava le giornate a cantare in direzione di tutta l'avifauna di sesso femminile che passava in prossimità della sua gabbia.
John, per portarlo sulla retta via, provò ad affiancare a Noè una femmina della sua razza, Maddalena, ma all'uccello non piacque quell'idea troppo conformista: con la cardellina si concesse solo qualche sveltina notturna, sempre usando il preservativo, per non ritrovarsi a dover mantenere una prole pennuta. Di giorno, invece, continò a cercare di attirare l'attenzione delle volatili di altre specie: da buon passeriforme trasgressivo, voleva farsi come minimo una pavoncella.
John era disperato, ma le sue preghiere furono esaudite: dopo aver mangiato peperonata e bisonte fritto, in sogno gli apparve un Angelo travestito da pollo del Kentucky che, blaterando misticismi difficilmente comprensibili, lo convinse a liberare il cardellino.
Non appena aprì la gabbia, il giorno successivo, John ammirò Noè volare via felice, cinguettante di gratitudine, lo vide raggiungere allodole e torde, gabbiane e fringuelle, e farsela con tutte, indistintamente.
Di fronte a quello spettacolo, John comprese la vera grandezza del progetto divino, e decise di assecondare le proprie pulsioni. Si arruolò in una confraternita di monaci gay, vestì la tunica arcobaleno e girò l'America intera, predicando la lezione morale dell'Angelo-pollo: "Liberate i vostri uccelli."

mercoledì 19 settembre 2012

Pioggia finta

di Gerilde Williams, esponente del Neosimbolismo Stitico.


Questa pioggia finta,
che cade e si posa
lenta
sulle strade e sugli alberi,
finisce che mi fa apprezzare
la plastica.
Vedo tettoie,
rosse e lucide:
riparano grumi di api
che sembrano attonite,
nei loro lettini
di miele e di fiele.

Perchè non riparate
anche me,
dannate tettoie?
Non volete?
Siete evaporate
via,
in nuvole grigiastre
che fanno piovere,
per finta,
ed è così triste,
il ciclo dell'acqua,
e ineluttabile.
Dalla nube la pioggia,
dalla pioggia la tettoia,
dalla tettoia la nube.

E tu, pioggia falsa,
tu, pioggia di plastica,
mi bagni lo stesso,
m'impuzzi comunque,
e odoro violenta,
di cane bagnato. 

domenica 16 settembre 2012

Artemide gallina

di Melchiorre Guapone. Pennarello, matita, pastello e penna a sfera su carta da stampante, 29,7 x 21 cm.





"Fuggi impaurita, Artemide moderna, ferita dai dardi di un epoca codarda."

giovedì 30 agosto 2012

"Io ci sputo"

di Rachilde Cimici, esponente del Neosimbolismo Stitico.

Con Rachilde Cimici il movimento poetico del Neosimbolismo Stitico raggiunge il suo apice creativo. Ampio Piruggine, ermeneuta circospettivo ed editore de "Il finocchietto selvatico", la descrive così: "La Cimici spiazza il lettore, con pochi versi demolisce edifici metafisici e falsità filosofiche. Il suo ermetismo e il cripticismo di alcune scelte metrico-lessicali si fanno latrici di un messaggio di folgorante verità".
Siamo fieri di presentarvi questo testo di incredibile valore, consci di aver posto una pietra fondamentale nell'edificio della Letteratura e della Poesia.


Sui motori aristotelici,
sui sistemi tolemaici,
io ci sputo.

Ho inchiodato al pavimento il mio comò.
Tanto è bastato
a rendere il mobile
immobile.

martedì 28 agosto 2012

Sano Delirio, in Giallo-Noir - Francesco Trombi

La Redazione de L'Assurdo è fiera di presentare ai lettori un progetto geniale, ardito e veramente folle, che abbiamo scovato tra le pieghe del Web.
Proprio quando l'ardore della ricerca e la fiamma della speranza stavano per spegnersi, soffocate dal brodo liofilizzato e vermifero dela realtà multimediale, ci siamo imbattuti in questo blog, ribollente di Assurdità con la A maiuscola:



A realizzare questa meraviglia è Francesco Trombi, che ci concede di copincollare il racconto noir che trovate qui sotto. È davvero bello, e c'era da aspettarselo, dato che l'autore è un seguace del Formichiere.

https://lh3.googleusercontent.com/-qe_IfBwwgE0/AAAAAAAAAAI/AAAAAAAAAIY/dfCZ1mKNNwE/s250-c-k/photo.jpg

Sano Delirio, in Giallo-Noir

Birra. Cruda che cade sulla mia testa calda, mentre attendo che quel maledetto procione bussi alla finestra. O alla portiera, non so mai da che parte si avvicini. 
E speriamo che si sia ricordato la parola d'ordine.

<<Carretto, ricordatelo>>

Spero non siano state parola al vento.

Bussa dal pavimento.

<<Parola d'ordine>> gli faccio pigramente, mentre spengo il phon.

<<Carretto, ricordatelo>> risponde lui. Dal suono della voce sembra stia mangiando una ciambella. Ora mi sente.

Entra che ha già deglutito.

<<Mangi sempre in servizio, Richard. Ti ricordo che più di un procione è stato scacciato dai Vigili del Fumo per questo motivo.>>

Lui mi guarda con i suoi occhietti mascherati, nega debolmente. Mi ha sempre visto come un maestro, solo perché la prima volta che ci siamo visti indossavo una lavagna. Un bel vestito gessato, di colore verde: me lo aveva regalato un Quadrato, compromesso in un traffico di lampadine importate di contrabbando a Venezia. Tutti sapete che a Venezia le lampadine sono state vietate dal Doge (che mi immagino come un uccellaccio pieno di soldi, sporco come un gatto e leccapiedi come un piccione. Maledetto Doge) per evitare altre morti di gente che avvitava lampadine sott'acqua.


Quella sera la stessa cosa. I ranocchi avevano comprato un carico di prolunghe per tenere sotto scacco la città della Laguna, ma questo aveva fatto scattare le attenzioni della gang dei giganti, mai contenti della loro situazione.

Come fa un gigante ad agire nell'ombra? Frustrante.

I giganti avevano dunque corrotto alcuni scaricatori di porto, che per guadagnare sulla lista spese avevano a loro volta corrotto delle gazze ladre.


Appoggio il gomito fuori dal finestrino. Le trombe della cattedrale squillano roche nella sera, suonando un sacro jazz di benvenuto. Il porto ci sputa addosso. Peccato che abbia appena fatto lavare la macchina.

<<Allora Richard, lo sai qual è il nostro compito stasera?>>

<<Allora. Il traffico di diamanti che copre le prolunghe sta per essere scoperto dalle gazze ladre assunte dai giganti, e le ranocchie sono davvero nei guai. Dunque arrestiamo quei due rospi laggiù, eliminiamo le prolunghe. Poi aspettiamo le gazze, tiriamo fuori una confessione, e arrestiamo le pedine grosse.>>

Lo guardo. Troppo giovane per capire, troppo giovane per fingere.

<<Sei in arresto, Rick>>

Non resiste neanche, nemmeno una lacrima gli scorre sul pelo.

<<Come hai fatto a beccarmi?>>

<<Lo sanno tutti che le ciambelle le mangiano i giganti. Devi imparare a masticare meglio, Rick.>>

mercoledì 22 agosto 2012

Adolfo Frostemberg-Brachicardio collabora con L'Assurdo

La Redazione de L'Assurdo è felice di annunciare al nostro nutrito gruppo di affezionati lettori questa cosa qui: qualche giorno fa siamo stati contattati dal famoso grafico Adolfo Frostemberg-Brachicardio, che in una lunga mail chiedeva di collaborare al nostro progetto. Figuratevi il giubilo dello staff intero all'idea di lavorare con un artista del suo calibro. Uno che ha vinto il Premio Seppia per le foto agli anfibi, che ha collaborato con riviste del calibro di "Palancole indelebili", "Pantofole per finta", "Webgrafica per nostromi".
Con Frostemberg-Brachicardio l'intesa è stata subito perfetta, e nel giro di una settimana scarsa abbiamo preparato uno sfondo grafico all'avanguardia, accattivante e d'impatto per gli splendidi aforismi del nostro Saggio.
Cliccate sulla copertina, gente, godetevi questa meraviglia e condividete.
Perchè l'Arte ha bisogno di voi!

martedì 21 agosto 2012

I pregi della politica preistorica

Puntata n°3 di "Essere australopitechi oggi", rubrica regressiva a cura di Grrrugl.




L'estate volge al termine, cari lettori: tra poco niente più costumini succinti, niente più sudore, niente più piedi nudi e sporchi di terra. Peccato, vero? Non è la stagione più bella, l'estate, quella che vi fa sentire più vicini agli ominidi?
Ma che ci si può fare? Nulla, quindi meglio passare all'argomento di questa terza puntata: la politica preistorica. Che, per la cronaca, non era mica una roba da ridere. Anzi, siamo qui proprio per dimostrarvi quanto l'antico paradigma politico sia ben più funzionale di quello presente.
E via, dunque: ecco, in dieci comodi punti, i pregi della sistema politico australopiteco.

1) Non si sente dire in giro che i politici sono troppi?
E allora cosa aspettiamo a sostituirli con un solo capotribù? Niente più parlamenti sovraffollati, niente più presidenti e commissioni bicamerali, niente più segretari,  sottosegretari, vicesottosegretari e cose del genere.

2) I politici hanno stipendi troppo alti?
Bene, se al posto degli stipendi facessimo come prima dell'invenzione della moneta (e della fusione dei metalli, della ruota e di tante altre diavolerie moderne...), al capotribù al massimo daremmo le parti più nutrienti delle nostre prede (il fegato, ad esempio, o il cuore), mentre il resto resterebbe a noi umili cacciatori e alle nostre famiglie. Anche perché a caccia si va in gruppo, e il capotribù è il primo a tenerci, ad avere dei cacciatori in forze e ben nutriti.

3) Non solo i politici hanno stipendi troppo alti, ma è tutto l'apparato di palazzo, che costa troppo.
Nella preistoria, al contrario di oggi, di palazzi non ce n'erano. Solo grotte, e al massimo capanne (ma stiamo parlando di cose già troppo moderne, a nostro avviso...). Tutt'al più il capo si prendeva la parte più comoda della grotta (che comunque non era mica un materasso della Eminflex...), o una capanna un po' più grossa, e decorata con le ossa delle prede. Niente di terribile, vero, rispetto alle spese folli di palazzo Chigi?

4) I partiti e i partitucoli non fanno altro che litigare.
Con un solo capotribù e la necessità di cacciare e raccogliere per sopravvivere, il tempo per litigare non ce l'avrebbe più neanche Sgarbi. E se ci provasse, a litigare, il capotribù lo prenderebbe a mazzate.

5) I partiti e i partitucoli si scannano sulla legge elettorale da adottare nel 2013.
Tralasciando il nostro sdegno riguardo all'abitudine moderna e moralmente discutibile di contare gli anni (per di più fino a numeri bislacchi come il 2013...), lo sapete come si svolgevano le elezioni, fino a qualche manciata di millenni fa? Chi voleva diventare capotribù si trovava con gli altri aspiranti capitribù in uno spiazzo. Tutti portavano una clava, e si prendevano a mazzate. Il più forte, automaticamente, era eletto. Non vi pare più facile e funzionale rispetto al maggioritario e al proporzionale?

6) Al sistema politico moderno manca la governabilità.
A quello preistorico no. E il segreto è sempre lì, nelle mazzate che il capotribù riservava a chi avesse qualcosa da ridire.

7) Non ci si sente più sicuri, nelle nostre città.
Al di là del fatto che delle città noi primitivofili faremmo volentieri a meno, se al posto dei vigili urbani metti degli ominidi armati di clava e al posto dei tribunali un capo con una clava ancora più grossa, la certezza della pena (in forma di sonore mazzate) sarà assicurata al cento per cento. Forse anche al centodieci.

8) La politica, ormai, è troppo condizionata dall'economia.
A questo problema non c'è rimedio, perché è sempre stato così. Però l'economia primordiale, fidatevi, l'economia che vorremmo noi fan dei bei tempi andati, è molto, ma molto più semplice di quella odierna. Niente spread, niente Mibtel, niente Pil, niente indici di produzione e di consumo. Uno gnu? Bene. Zero gnu? Male. Tre lepri? Così così. Applicando il Teorema della Semplificazione Generalizzato all'economia arcaica che auspichiamo, poi, si arriverebbe ad una formula unica, valida e immediatamente verificabile per ogni ominide. Pancia piena? Bene. Pancia vuota? Male.

9) I rapporti internazionali si fanno sempre più tesi e la diplomazia fatica ad arginare i nazionalismi e gli egoismi dentro e fuori dall'Unione Europea.
Nel mondo che sogniamo, i rapporti internazionali sono davvero scarsi, perché c'è proprio da essere sfigati a incontrare qualcuno di un'altra tribù. Se questo dovesse accadere, comunque, la diplomazia entra in campo anche per noi primitivi. Se il membro della tribù rivale grugnisce, tu grugnisci più forte. Se lui replica, tu alza il tono. Se nessuno dei due abbassa la testa in segno di sconfitta... Beh, ce l'hai la clava, no?

10) I nostri politici non si interessano abbastanza al futuro dei giovani, alle loro speranze di occupazione e di benessere.
Beh, se sei australopiteco funziona tutto al contrario. Un lavoro ce l'hai subito, appena inizi a camminare. Raccogli bacche, acchiappi insetti, prendi le foglie per fare un giaciglio. L'apparato politico ti protegge, perché sei una risorsa importante per la tribù: se qualcuno o qualcosa cerca di farti male, il capo gli scatena contro tutti i cacciatori. Quando cresci, se sei maschio, tutti si fanno in quattro per insegnarti a tendere un agguato alle antilopi, anche il capotribù, che d'altra parte è il più fico. Se sei femmina, le altre femmine ti spiegano ben bene a distinguere le bacche buone da quelle velenose, a scovare le tracce dei topiragni, e a fare attenzione agli scorpioni. Il lavoro, insomma, non ti mancherà, e nemmeno le possibilità di far carriera: più gazzelle catturi, più sarai benvisto nella tribù, più zebre ammazzi, più potrai nutrirti correttamente, quindi sarai forte e avrai più possibilità di essere "eletto" capotribù. Anche la meritocrazia è salva, non ti pare?
E la disoccupazione? Pure quella, se tutti seguissero la nostra idea di tornare alla preistoria, sarebbe solo un brutto ricordo. Di roba da raccogliere e di bestie da cacciare ce ne sono sempre, e per chi si rifiuta di farlo c'è sempre la mazza del capotribù. O la morte per inedia.

martedì 14 agosto 2012

Favola di Ferragosto



C'era una volta, in paese lontano lontano, un re ricco e potente.
Cinquecento servi fedeli lo riverivano, i suoi sudditi lo adoravano, i suoi figli e le sue mogli lo tenevano in grande considerazione.
Viveva in una reggia d'oro zecchino, piastrellata di smeraldi e di rubini, con mille stanze da letto, cinquecento salotti, trenta cucine e cento bagni turchi.
Nelle sue scuderie si potevano ammirare i cavalli migliori, le carrozze più sontuose, le lettighe più splendide, e sulla sua tavola non mancavano mai tartufi, caviale, champagne e ostriche di primissima scelta.
Un giorno, però, entrò in una ricevitoria e da allora, in pochi mesi, perse tutto ai gratta e vinci e ai videopoker.

sabato 11 agosto 2012

La donna-rana - Terza ed ultima puntata




Al negozio prendo la prima motosega che il commesso mi mette in mano.
Non ragiono più, voglio solo uccidere, straziare, sterminare, visto che ho deciso di diventare un serial-killer.
Voglio uccidere te, donna meravigliosa che mi hai stregato, e il tuo marito grasso, che ha colto il frutto del tuo amore prima di me.
Farvi a pezzi.
Disseminare la vostre interiora per il soggiorno, schizzare col vostro sangue la carta da parati.

Con la motosega ancora inscatolata mi metto a correre, prendo a spallate una poliziotta impegnata a districarsi i bigodini e arrivo a casa tua.
Irrompo nella tua dimora, allora, e tiro fuori la motosega dalla scatola.
Tiro la corda, ma non si accende. Tiro ancora, e ancora, mentre tuo marito grida coma un ossesso: "Mannaggiazza a te, brutt' marpione malintenziunat'! Ti spantego tutt' adess', orendo molestator'!"
Non ho pensato alla benzina.
Stupido me.
Franco mi si getta contro col suo corpo molle e bisunto, alzo la motosega spenta per proteggermi e per un attimo ti vedo, mia splendida donna dalle forme di batrace: sei in cucina, e frughi con quelle tue mane nodose e splendide nei cassetti.
Tuo marito mi si spalma addosso, ma calcola male le distanze, e si taglia la narice destra con la lama della motosega.
Si allontana, allora lo colpisco in faccia, gli squarcio una guancia.
Urla di dolore, tu gli arrivi alle spalle col coltello del pane, quello tutto seghettato, e mentre ti guardo stupito inizi a tagliare, a staccare brandelli di carne dal corpo flaccido di tuo marito.
Lui prova a dire qualcosa ma il sangue soffoca le sue parole.

Quando smette di respirare ti guardo, e sono al colmo della felicità.
"Graaazzie!" mi dici con la tua voce soave e gracchiante "Graaazzie ssconosciuto che mm'hai salvato da quista bestiaccia qui. N' vent'anni di mattrimonnio m'ha sempre solo picchiata e 'nsultata. Graaazzie!"
Ti vedo piangere di felicità, e decido subito di smetterla con la storia del serial-killer.
Non voglio più ucciderti.
Ci guardiamo per un attimo, poi mi baci, e sento la tua lingua spugnosa sulla mia, e tasto con le labbra i tuoi denti storti e intartarati, mentre ti accarezzo le guance grigiognole screziate del sangue del tuo ex-consorte.
Che gaudio! Che felicità!
Pensavo di non poterti mai avere e invece eccoti qui, che smembri insieme a me la carcassa di tuo marito morto e giochi a lanciarmi i suoi intestini.
Partiremo, amore mio.
Partiremo non so per dove, ma troveremo una casetta tutta per noi, e sul caminetto terremo la nostra motosega, e magari un paio di dita di Franco, o un orecchio.
Staremo sempre insieme, io e te.
Perché questo è il senso dell'amore: sentirsi felici ed appagati, dopo aver segato le ossa di un cadavere.


La donna-rana - Prima puntata

La donna-rana - Seconda puntata