lunedì 30 luglio 2012

La donna-rana - Seconda puntata

A grande richiesta dei nostri lettori proponiamo il seguito de "La donna-rana". Immaginatevelo con in sottofondo quelle musiche cariche di phatos e di tensione che ci sono nelle telenovele sudamericane...


Ti seguo fino a casa, senza staccare lo sguardo dai tuoi fianchi mollicci e dalle tue gambe secche.
Cammini lanciando i piedi a destra e a sinistra: neanche con le pinne potresti essere più sexy.
Sinuosa, t'incunei tra i viali alberati fino ai vicoli più reconditi, quelli che odorano di urina e di pattume fermentato.
Casa tua è lì, coi muri scrostati e la ringhiera arrugginita.
Vado sul retro, mi accosto alla finestra del tuo bagno: c'è una tendina, all'interno, che mi cela al tuo sguardo.
Quando entri sei nuda, e la vertigine mi coglie come si colgono le ciliegie: sporcandosi le mani di rosso.
Ti osservo mentre ti accomodi sul water, mentre ti fai un bidè.
Quando esci e ti sento salire le scale, e passo all'azione.

Lascio la mia postazione, passo furtivo di fianco alla tua cassetta della posta e sbircio il tuo nome:

Maria e Franco Pantafelpato.

Mi allontano da casa tua, e mentre cammino mi chiedo chi possa essere Franco.
Tuo fratello, di sicuro.
Entro in un bar che avevo visto seguendoti fino a casa.
Mi faccio strada tra la folla, gente con gli occhi rossi, che beve birra e gioca alle slot-machine.
Arrivo al banco e chiedo all'oste la guida del telefono.
Me la passa.
La scorro fino alla P, trovo il tuo numero e lo annoto.
Torno davanti a casa tua, mi nascondo dietro un cassonetto. Prendo il cellulare. Ti chiamo.
Mi rispondi con una voce gracchiante e nasale.
Che voce! Che soavità, che splendore!
Mi basta sentire il tuo respiro per amarti ancor di più.
Ovviamente riattacco subito, che sono uno stalker timido, io.
Ti richiamo ancora dopo dieci minuti.
E dopo altri dieci.
Qualche volta sospiro, una volta arrivo addirittura a dirti: "Ciao."
Mentre sto per chiamare per la sesta volta sento esplodere la voce roca di un uomo ubriaco a pochi centimetri da me: "Chi cazz' sei, che ci sfranteghi i pall' a miassignora?"
"Io..." provo a dire "Io non c'entro, non ho fatto niente!"
"Adess ti scatafcc' tutto, brutt' cagnazzo importunatore! A Franco non gli rompi i pall di sua muliere!"
In quegli istanti di terrore, dunque, scopro la verità.
Non è tuo fratello, Franco. È tuo marito.
È colui che può cogliere i frutti della tua bellezza. Un po' come si fa con le ciliegie.
Riesco ad alzarmi in piedi e a sfuggire alle mani unte di Franco. Inizio a correre, e non è difficile seminarlo: è alto un metro e sessanta, tuo marito, e peserà sui centodieci chili. Poi ha tutto quella barba, che lo rende poco aereodinamico e dunque poco adatto alla corsa.
Ripasso davanti al bar e giro a destra.
C'è un negozio di ferramenta, lì.
Entro, ancora trafelato, e mi avvicino al commesso tutto tatuato.
"Sto cercando una motosega." gli dico.
Forse non sono un granché come stalker.
Ma posso sempre provare a fare il serial-killer.


La donna-rana - Prima puntata

giovedì 26 luglio 2012

Intorno alla questione del lavoro

Siamo consapevoli dell'impopolarità delle posizioni esposte qui di seguito. Ciononostante questo è quello che pensiamo, e non siamo persone che amano nascondersi.


Il 16 febbraio1959 l'imprenditore anglo-austriaco Wilhelm Von Brommenwurth inaugurò un centro di raccolta e smistamento di grano e granaglie a Hagville, nel Ribensicshire.
Von Brommenwurth era alto e grosso, e aveva speso gran parte dei suoi averi per arricchire la sua collezione di cappelli di fustagno piumati. Fumava sigari alla vaniglia e, nel tempo libero, si dedicava al salto in alto a piedi uniti, disciplina che praticava rigorosamente nudo.
Al di là di questi dettagli (utili in ogni caso per comprendere la modernità del nostro imprenditore), quel che importa è che la sua attività commerciale ebbe un successo folgorante. Nel 1961 circa un quinto del grano inglese passava per il suo centro logistico, che contava ormai un migliaio di operai e quasi cento impiegati.
Gli affari andavano a gonfie vele, i silos traboccavano di grano, e con l'abbondanza di granaglie presero a proliferare i topi. Topi di ogni forma e dimensione. A migliaia.
Insieme ai roditori, ovviamente, arrivrono i gatti, a decine.
La vita dei gatti di Hagville era tutt'altro che difficile, e aveva poco a che vedere con la dura vita che conducevano i felini di altri luoghi: c'erano talmente tanti topi, intorno ai silos di Von Brommenwurth, che i gatti della zona non avevano bisogno di cacciare: gli bastava stare un paio d'ore al giorno con la bocca spalancata ad aspettare che un topo o due ci capitassero dentro. In breve divennero grassi e benestanti, al punto che nelle statistiche dell'Istituto Demografico Felino le uniche cause di morte, per i gatti di Hagville, erano la vecchiaia e l'infarto, frequente per via delle abitudini sedentarie dei micioni.
Gli affari di Von Brommenwurth prosperarono fino alla metà degli anni '80, poi, inesorabilmente, l'azienda perse terreno rispetto alla concorrenza, per chiudere i battenti nel 1992.
I terreni dove sorgeva furono acquistati da una nota catena di centri commerciali, cosa che permise a Von Brommenwurth, ormai novantenne, di assicurare un avvenire più che dignitoso alla numerosa progenie.
Il vero dramma iniziò con lo smantellamento dei silos. I topi, a migliaia, non avevano più di che nutrirsi, e nel giro di pochi mesi ne morì più del 90 %.
Di conseguenza anche per i gatti fu tutto più difficile. Alcuni di loro, grassi e disabituati alla vita attiva, si decisero a ricominciare a correre, e a cacciare i pochi topi rimasti. Molti, invece, si rifiutarono di riprendere le normali attività feline, protestando contro la malasorte che li aveva privati, per dirla con le nostre parole da umani acculturati, del loro diritto al topo.
È facile indovinare come andarono le cose: i gatti svegli, quelli che si erano rimboccati le maniche (o meglio la pelliccia), si ritrovarono un po' smagriti, ma tutto sommato atletici, e soprattutto vivi, in grado di mantenere la prole dignitosamente.
Gli altri morirono di stenti, continuando a miagolare lamentosi.

lunedì 23 luglio 2012

L'Assurdo compie un mese

L'Assurdo compie un mese. La Redazione ringrazia infinitamente i lettori e i collaboratori.
Per festeggiare l'evento abbiamo addobbato i nostri divani con zampe di gnu.

venerdì 20 luglio 2012

Il corteggiamento ominide

Puntata n°2 di "Essere australopitechi oggi", rubrica regressiva a cura di Grrrugl.


Rieccoci con la rubrica dedicata a chi non gradisce il presente, ma preferisce regredire.
Oggi affronteremo un argomento importante e spinoso: come può un seguace della primitivizzazione approcciare un suo simile dell'altro sesso?
Non è semplice.
Se siete un vero maschio alfa fan della preistoria, quando vedete una donna attraente il primo impulso è quello di esibire i vostri genitali per poi aggredire la femmina a mani nude, o con la prima arma impropria che vi sta intorno. Potete essere per strada, in ufficio, sul treno o in piscina, cambia poco.
Se siete una donna, invece, una donna di quelle che combattono la modernità, quando vedete un maschio dotato delle giuste caratteristiche fisiche non potrete fare a meno di spogliarvi, mostrare i glutei e le mammelle, e poi scappare via per verificare se il maschio in questione è in grado di correre almeno quanto voi.
Il problema è che scene del genere potrebbero essere male interpretate dal pubblico, e anche dalle forze dell'ordine dell'abietta società modernofila in cui siamo costretti a vivere.
E allora?
Qui ed ora stabiliamo il codice comunicativo per amanti preistorici, utile al fine di non turbare i contemporanei, pieni di pregiudizi e astruse convenzioni sociali.

CASO 1) Notate un esemplare dell'altro sesso che pare avere caratteristiche idonee alla riproduzione. Maschi o femmine che siate (anche se di solito è il maschio ad approcciare), avvicinatevi e, dopo averlo annusato come di consueto, emettete due grugniti brevi e profondi. Il messaggio che trasmetterete, suonerà più o meno così: "Voglio fare zumpa-zumpa con te. Vieni nel boschetto/parco/bagno pubblico qui vicino?"

CASO 2) Siete abbordati da un esemplare che vi sembra idoneo alla riproduzione. Se siete femmine (e di solito siete voi ad essere abbordate) emettete un grugnito lungo e cristallino, di tonalità alta. Se siete maschio (e avete la fortuna di essere abbordati), grugnite a lungo, reclinando la testa e allungando leggermente le mani verso le mammelle della fortunata. In tutti e due i casi sarà un po' come dire: "I miei organi genitali stanno già iniziando ad irrorarsi di sangue, andiamo!"

CASO 3) Siete abbordati da un esemplare che non vi sembra idoneo alla riproduzione. Se siete un maschio, semplicemente, sbuffate verso il basso e voltatevi dall'altra parte. Il massaggio che comunicherete, a seconda dei casi, sarà questo: "I tuoi fianchi non sono abbastanza larghi per ospitare il frutto dei miei lombi." / "Data la tua età è molto probabile che tu non sia più fertile." / "Data la tua età è molto probabile che tu non sia ancora fertile" / "Hai perso tutti i denti anche se hai solo 19 anni. Probabilmente hai una malattia." / "Sei claudicante. Se un nemico ti aggredisse, come potresti mai mettere in salvo il frutto dei miei lombi?" Se siete una femmina, soffiate forte in direzione del vostro pretendente e fingete di graffiarlo. Questo è quel che gli avrete fatto capire: "La tua muscolatura è troppo esile per poter cacciare e difendermi durante la gestazione." / "Hai un evidente difetto fisico che non voglio trasmettere alla mia prole" / "Sono già gravida, non l'hai notato annusandomi?" / "Non sono nel periodo fertile, non l'hai notato annusandomi?" / "Sei grasso, quindi non solo sarai lento e goffo, ma per i predatori sarai più appetibile di un cabaret di bignè."

Sperando che questi pochi consigli vi siano utili, vi lasciamo con un'ultima avvertenza, di fondamentale importanza. Se vi trovate nel CASO 2, fate di tutto per raggiungere il luogo deputato all'accoppiamento il più presto possibile. Il sangue che affluisce agli organi genitali per via dell'eccitazione sessuale, infatti, non sarà più disponibile per il vostro cervello e il vostro cervello, ormai primitivo, potrebbe giocarvi dei brutti scherzi. Potreste perdervi. Svenire. Sfogare la vostra libido in pubblico o in modo inappropriato. Riportare danni permanenti per la mancanza di ossigeno conseguente all'inturgidimento delle parti intime!
Detto ciò vi salutiamo, e vi diamo appuntamento alla prossima puntata della rubrica preferita da chi vuole tornare alla preistoria.
Buon accoppiamento a tutti!

mercoledì 18 luglio 2012

Il Giorno del Caprone

18 Luglio
Giornata Mondiale del Caprone

 
Per celebrare l'evento, alle 9:00,
ovunque voi siate,
BELATE TUTTI INSIEME!  

martedì 17 luglio 2012

La donna-rana

  

Ti vedo sul pullman, al ritorno dal lavoro, linea 62.
Sei sedutà lì, in disparte, a leggere una rivista sui funghi ipogei. Sei bellissima.
Ti guardo per un po', sospiro.
Se fossi un pittore e dovessi rappresentare la donna dei miei sogni, dipingerei te. Anzi, spezzerei i pennelli, strapperei la tela e svuoterei i colori ad olio in un tombino, perchè preferirei estrarre la mia fotocamera digitale da 14 megapixel e farti una foto. Poi due, dieci, cento.
Che se fossi un pittore, comunque, mi romperei le palle, a dipingere. Sarei un pittore proprio poco appassionato.
Ti fotograferei la bocca, larga e un po' irregolare.
Gli occhi, piccoli e a palla.
I capelli color topo, il collo, quel collo splendido e sottile, tutto incassato tra le spalle strette.
La leggera gobba, sulla schiena, i seni piccoli, ripiegati sul costato.
Inquadrerei il tuo ventre gonfio da ogni angolatura, le tue gambe lunghe e sottili, i tuoi piedi grandi e palmati.
Ma non sono un pittore e non ho neanche una macchina fotografica, così non posso farlo.

Ti alzi, a un certo punto, e il mio cuore ha un sobbalzo.
Vieni verso di me, ondeggiando un po' e gonfiando la gola.
Per un attimo spero che tu mi dica qualcosa, che mi faccia un cenno.
Invece mi superi. Arrivi alla porta, e quando il pullman si ferma scendi.
È la tua fermata.
Inizio a tremare, per un attimo resto immobile, col terrore di non rivederti mai più. Poi faccio un balzo, blocco all'ultimo istante le porte e ti seguo.
Per una volta, nella mia inutile vita, ho preso una decisione. Ti seguirò, scoprirò dove abiti, cosa ti piace fare, quali mutandine indossi quando hai il ciclo.
Forse non sono un pittore, e non ho una macchina fotografica digitale, per ora.
Ma posso sempre diventare il tuo stalker.