sabato 11 agosto 2012

La donna-rana - Terza ed ultima puntata




Al negozio prendo la prima motosega che il commesso mi mette in mano.
Non ragiono più, voglio solo uccidere, straziare, sterminare, visto che ho deciso di diventare un serial-killer.
Voglio uccidere te, donna meravigliosa che mi hai stregato, e il tuo marito grasso, che ha colto il frutto del tuo amore prima di me.
Farvi a pezzi.
Disseminare la vostre interiora per il soggiorno, schizzare col vostro sangue la carta da parati.

Con la motosega ancora inscatolata mi metto a correre, prendo a spallate una poliziotta impegnata a districarsi i bigodini e arrivo a casa tua.
Irrompo nella tua dimora, allora, e tiro fuori la motosega dalla scatola.
Tiro la corda, ma non si accende. Tiro ancora, e ancora, mentre tuo marito grida coma un ossesso: "Mannaggiazza a te, brutt' marpione malintenziunat'! Ti spantego tutt' adess', orendo molestator'!"
Non ho pensato alla benzina.
Stupido me.
Franco mi si getta contro col suo corpo molle e bisunto, alzo la motosega spenta per proteggermi e per un attimo ti vedo, mia splendida donna dalle forme di batrace: sei in cucina, e frughi con quelle tue mane nodose e splendide nei cassetti.
Tuo marito mi si spalma addosso, ma calcola male le distanze, e si taglia la narice destra con la lama della motosega.
Si allontana, allora lo colpisco in faccia, gli squarcio una guancia.
Urla di dolore, tu gli arrivi alle spalle col coltello del pane, quello tutto seghettato, e mentre ti guardo stupito inizi a tagliare, a staccare brandelli di carne dal corpo flaccido di tuo marito.
Lui prova a dire qualcosa ma il sangue soffoca le sue parole.

Quando smette di respirare ti guardo, e sono al colmo della felicità.
"Graaazzie!" mi dici con la tua voce soave e gracchiante "Graaazzie ssconosciuto che mm'hai salvato da quista bestiaccia qui. N' vent'anni di mattrimonnio m'ha sempre solo picchiata e 'nsultata. Graaazzie!"
Ti vedo piangere di felicità, e decido subito di smetterla con la storia del serial-killer.
Non voglio più ucciderti.
Ci guardiamo per un attimo, poi mi baci, e sento la tua lingua spugnosa sulla mia, e tasto con le labbra i tuoi denti storti e intartarati, mentre ti accarezzo le guance grigiognole screziate del sangue del tuo ex-consorte.
Che gaudio! Che felicità!
Pensavo di non poterti mai avere e invece eccoti qui, che smembri insieme a me la carcassa di tuo marito morto e giochi a lanciarmi i suoi intestini.
Partiremo, amore mio.
Partiremo non so per dove, ma troveremo una casetta tutta per noi, e sul caminetto terremo la nostra motosega, e magari un paio di dita di Franco, o un orecchio.
Staremo sempre insieme, io e te.
Perché questo è il senso dell'amore: sentirsi felici ed appagati, dopo aver segato le ossa di un cadavere.


La donna-rana - Prima puntata

La donna-rana - Seconda puntata

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