martedì 12 marzo 2013

Folletti esplosivi



Quando vide l'arcobaleno in lontananza sorrise, emozionato per quel fenomeno che, fino ad allora, aveva visto solo sui libri che mamma e papà gli avevano regalato.
Iniziò a camminare verso quel semicerchio colorato: non conosceva la leggenda della pentola d'oro, non conosceva l'avidità.
Era un bambino innocente, puro, e forse proprio per questo non si stupì quando vide l'arcobaleno diventare sempre più grande.
Si stava avvicinando davvero a quell'impalpabile fenomeno multicolore, ormai gli mancavano pochi metri.
Poteva sentirne il rumore, uno strano frinire metallico, come di fate di titanio che sbattono.

Non trovò la pentola, quando raggiunse l'illusione ottica. Non c'era.
Curioso, sfiorò per un attimo il colore rosso, il suo preferito.
Allora le fate metalliche frinirono più forte, e il bambino sentì la terra muoversi, sotto ai suoi piedi.
Si aprì una botola, nascosta dall'erba, e ne uscì un folletto sorridente, dal naso nodoso.
Si avvicinò al bambino, che emozionato già s'immaginava di aver trovato un nuovo compagno di giochi.
Ma il viso dell'omuncolo non era più benevolo: si era trasformato in un ghigno arcigno, sadico. Guardò il bambino negli occhi, il folletto, poi si fece esplodere, dilaniandolo e spargendone i resti tutt'intorno.

Dopo di lui uscì un altro folletto, seguito da un terzo, da un quarto e così via.
Corsero veloci verso le case circostanti, per farsi esplodere vicino agli umani.
Il terreno non smise di eruttare folletti per molti giorni.
Non servirono a nulla gli appelli dei telegiornali, non servì l'esercito, non servirono i bunker e le cantine.
Nessuno sfuggì ai folletti esplosivi.

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