lunedì 6 agosto 2012

"Cefalopodi domenicali"

di Gerilde Williams, esponente del Neosimbolismo Stitico.
 
L'Assurdo è fiero di ospitare un'altra voce del movimento poetico del Neosimbolismo Stitico: la giovanissima Gerilde Williams. Ventenne, promessa della poesia italiana, nelle sue opere è forte l'influsso stilistico del gruppo dei Cantastorie di Northampton e soprattutto del maestro Asdrubalo Chiaguzzi, mentre le tematiche affrontate sono più intimiste e visionarie.




La domenica
euritmica
degli alberi
riposa
incerta
tra le fronde,
e in tronchi felici,
un po' monotematici.

Città simmetriche
si vestono di cupole
e di guglie
e di pinnacoli
e di gemme
e di manifestazioni
sportive,
o canore,
e di balbuzie.

La gente
s'incasella
e gira
per le strade
con auto
pluripistonate,
la domenica,
come divani
d'alcantara
nel bel mezzo
di un torrente.

Gli alberi no.
Gli alberi
crescono
e muoiono
e vomitano
resine e tumori
tutti i giorni
allo stesso modo,
lunedì martedì
mercoledì giovedì
venerdì sabato,
e anche la domenica.

Ecco a cosa penso,
mentre tu mi lasci sola.
Mi abbandoni per gli amici,
per giocare al tuo calcetto,
ma lo so che mi tradisci
anche se non me lo dici.

Da bambina
mi chiamavano
"La Pera",
un po' per il cognome
un po' per i miei fianchi.
Tu riapri le ferite,
perchè so che non mi vuoi,
così resto impigiamata
a guardare la giornata,
e a pensare alle falene,
che si bruciano per bene
 sulla lampadina sferica,
ogni giorno, anche domenica.

E così, mentre son sola,
se mi voglio consolare,
mi posso soltanto 
nell'intimo toccare.

È così, la mia domenica:
come un calamaro
troppo molle
per farlo friggere 
per bene,
troppo duro
per mangiarlo crudo.

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