lunedì 9 luglio 2012

"Sapone allo Zolfo"

di Pracchio Spippioli, esponente del Neosimbolismo Stitico.

La critica letteraria ha accolto con grande entusiasmo l'esordio, sulle nostre pagine, del Neosimbolismo Stitico. Su tutti, segnaliamo Arcibaldo Babbuccia che, su "La Prugna Letteraria", descrive il movimento come "la più grande novità poetica in Italia dai tempi del Bagonghismo Post-Relativista".
Oggi L'Assurdo propone il primo componimento personale di un poeta neosimbolico stitico: Pracchio Spippioli. Di lui scrive il filologo comparativsta Roboante Acapulco: "Lo Spippioli fonda la sua poesia su un minimalismo retoricamente compostissimo, coniugato ad un simbolismo evocativo e potente, a tratti rituale quando non persino trascendente. Le sue opere hanno da essere lette senza fretta, assaporandone l'architettura metrico-sintattica in attesa di un finale che, quasi sempre, è rivelatore. La tensione intrinseca dei  componimenti dello Spippioli, infatti, è capace di aprire squarci semiotici così profondi, nella realtà quotidiana, da lasciare il lettore senza fiato."
Vi lasciamo a "Sapone allo Zolfo", certi che resterete anche voi meravigliati da quest'opera sconvolgente, sublime, eterna.


Sulfureo,
il tuo profumo mi accoglie.
Lentamente,
la tua materia si scioglie.

Mi scivoli addosso,
Sapone allo Zolfo,
ricopri i miei pori,
avvinghi i miei peli.
Strofino le gambe,
il torso e le braccia,
mi lavo le piante,
la testa e la faccia.

Infine m'immergo,
nell'acqua bollente,
ritrovo il tepore,
materno e suadente.
Ti metto da parte,
Sapone allo Zolfo,
spalanco i miei occhi,
che abbracciano il bagno.

Tolgo il tappo
dalla vasca.
Sento l'acqua
gorgogliare.
Guardo in basso,
tra i miei piedi:
grasso, e pelle,
e peli, e capelli.

Parti di me,
perse per sempre.


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