giovedì 26 luglio 2012

Intorno alla questione del lavoro

Siamo consapevoli dell'impopolarità delle posizioni esposte qui di seguito. Ciononostante questo è quello che pensiamo, e non siamo persone che amano nascondersi.


Il 16 febbraio1959 l'imprenditore anglo-austriaco Wilhelm Von Brommenwurth inaugurò un centro di raccolta e smistamento di grano e granaglie a Hagville, nel Ribensicshire.
Von Brommenwurth era alto e grosso, e aveva speso gran parte dei suoi averi per arricchire la sua collezione di cappelli di fustagno piumati. Fumava sigari alla vaniglia e, nel tempo libero, si dedicava al salto in alto a piedi uniti, disciplina che praticava rigorosamente nudo.
Al di là di questi dettagli (utili in ogni caso per comprendere la modernità del nostro imprenditore), quel che importa è che la sua attività commerciale ebbe un successo folgorante. Nel 1961 circa un quinto del grano inglese passava per il suo centro logistico, che contava ormai un migliaio di operai e quasi cento impiegati.
Gli affari andavano a gonfie vele, i silos traboccavano di grano, e con l'abbondanza di granaglie presero a proliferare i topi. Topi di ogni forma e dimensione. A migliaia.
Insieme ai roditori, ovviamente, arrivrono i gatti, a decine.
La vita dei gatti di Hagville era tutt'altro che difficile, e aveva poco a che vedere con la dura vita che conducevano i felini di altri luoghi: c'erano talmente tanti topi, intorno ai silos di Von Brommenwurth, che i gatti della zona non avevano bisogno di cacciare: gli bastava stare un paio d'ore al giorno con la bocca spalancata ad aspettare che un topo o due ci capitassero dentro. In breve divennero grassi e benestanti, al punto che nelle statistiche dell'Istituto Demografico Felino le uniche cause di morte, per i gatti di Hagville, erano la vecchiaia e l'infarto, frequente per via delle abitudini sedentarie dei micioni.
Gli affari di Von Brommenwurth prosperarono fino alla metà degli anni '80, poi, inesorabilmente, l'azienda perse terreno rispetto alla concorrenza, per chiudere i battenti nel 1992.
I terreni dove sorgeva furono acquistati da una nota catena di centri commerciali, cosa che permise a Von Brommenwurth, ormai novantenne, di assicurare un avvenire più che dignitoso alla numerosa progenie.
Il vero dramma iniziò con lo smantellamento dei silos. I topi, a migliaia, non avevano più di che nutrirsi, e nel giro di pochi mesi ne morì più del 90 %.
Di conseguenza anche per i gatti fu tutto più difficile. Alcuni di loro, grassi e disabituati alla vita attiva, si decisero a ricominciare a correre, e a cacciare i pochi topi rimasti. Molti, invece, si rifiutarono di riprendere le normali attività feline, protestando contro la malasorte che li aveva privati, per dirla con le nostre parole da umani acculturati, del loro diritto al topo.
È facile indovinare come andarono le cose: i gatti svegli, quelli che si erano rimboccati le maniche (o meglio la pelliccia), si ritrovarono un po' smagriti, ma tutto sommato atletici, e soprattutto vivi, in grado di mantenere la prole dignitosamente.
Gli altri morirono di stenti, continuando a miagolare lamentosi.

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