domenica 26 maggio 2013

La Gardenia

di Pracchio Spippioli, esponente del Neosimbolismo Stitico.




Cresci rigogliosa,
bella Gardenia,
nel mio bagno rosso e blu.
Tra il bidet e la lavatrice,
amici tanto cari,
vivi felice,
mia verde Gardenia.

Ma se chiudo gli occhi
non posso che pensarti
in un prato assolato,
in un bosco bagnato,
su di un monte innevato.

Moriresti così in fretta,
mia triste Gardenia,
soffocata dal caldo,
marcita per l'acqua,
nel gelo impietrita.

Solo qui sei al sicuro:
solo qui nel mio bagno,
che è rosso ed è blu.

Ogni sera ti penso,
Gardenia mia,
ti bramo, ti cerco.
Infine ti prendo,
ignudo e accaldato,
ti rubo una foglia,
la porto alla bocca.

E solo allora ricordo
che sei una pianta
di plastica.

Nota al testo di Roboante Acapulco, filologo comparativista direttore del trimestrale "Palancole che passione"

L'ermeneutica passionale spippioliana si esercita, anche in questa poesia, su di un oggetto-simbolo inanimato, la gardenia, inserita nel contesto toilettistico caro all'Autore. In queste righe lo Spippioli dimostra un'abilità quantomai consumata nel tessere una sapiente tela di connessioni semantiche: il bagno e il mondo esterno, la gardenia rigogliosa e la stessa pianta morente, la realtà rassicurante del bagno rosso e blu e il terrore di un mondo immaginario ed oniricamente catastrofico. Ogni elemento si contrappone dinamicamente agli altri, fino alla risoluzione di ogni tensione in un apparente e vitalistica esplosione di sensualità. Come un lampo il lettore capisce, dopo qualche strofa che il vero parallelo è uno soltanto: quello tra la gardenia e l'Autore stesso, tanto al sicuro tra le mura della toilette quanto terrorizzato al di fuori di esse. Brama se stesso, Pracchio Spippioli, vuol ricongiungersi quasi carnalmente alla sua stessa immagine, giunge ad un passo dal coronare la sua impresa, ma infine non può che sfiorare il sogno: la gardenia, ricorda, è soltanto una pianta finta. Realtà ed illusione, essenza e apparenza, si mescolano al punto da diventare indistinguibili.

1 commento:

  1. Estremamente commovente. Ho vissuto attimo per attimo il climax verso l'inevitabile colpo di scena finale: una poesia calibrata come un mirino, pungente come una spugna.
    Roboante finale, distruttivo, che ricalca il crollo del castello di carte.
    Una poesia avviolinata e romantica, un capolavoro

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